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PROGETTO TRUST

Diversi studi rilevano che i bambini e i giovani che assistono o sono vittime dirette di violenza sono a rischio di reati successivi e coinvolgimento del sistema giudiziario (Wyrick P., Atkinson K., 2021). È più probabile che i bambini traumatizzati adottino quindi comportamenti ad alto rischio, portandoli facilmente all’interno dei sistemi di giustizia penale e degli ambienti correzionali. In questi casi risulta utile il "trauma sensitive work", un nuovo metodo i cui risultati suggeriscono una significativa riduzione dei comportamenti problematici e che potrebbe anche portare alla diminuzione di atteggiamenti correlati alla delinquenza nei giovani affetti da traumi.  Il metodo di lavoro si basa sul “modello di gruppo di stabilizzazione” sviluppato dalla Trauma Therapy Centro in Finlandia, che è stato ulteriormente sviluppato da Silta-Valmennusyhdistys ry, in modo che sia particolarmente adatto per l'uso nelle carceri.

Sulla base delle ottime esperienze acquisite dal "trauma sensitive work" in diverse aree, TRUST si pone l’obiettivo di sviluppare un modello comune di riabilitazione su giovani emarginati con traumi complessi e che possono essere implementati in tutta Europa e incorporati in sistemi di riabilitazione già esistenti. Ma anche di aumentare l'autocomprensione dei giovani emarginati con background traumatici e mitigare i sintomi che ne derivano come depressione, ansia e comportamenti che danneggiano se stessi e gli altri.  

TIMELINE ATTIVITA'

Dopo un incontro di formazione on-line nel mese di giugno, l'ultima settimana di settembre 2023 è stato segnato da un corso in presenza presso la città di Tampere, in Finlandia.

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“È stata un'esperienza davvero stimolante e interessante – ha raccontato Roberto Rinaldi, presidente di Meetlab – soprattutto per la quantità di partner coinvolti. Oltre a noi e ai membri della Finlandia, abbiamo interagito con gruppi provenienti dalla Bulgaria, dalla Grecia, dalla Lituania e dalla Romania: ognuno con le sue esperienze, ciascuno pronto a confrontare le proprie esperienze lavorative con gli altri, per uno stimolante dibattito che ha portato anche a conoscere nuovi metodi in termini di approccio al superamento del trauma nei minori o comunque i soggetti al di sotto dei 30 anni”.

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Oltre a Rinaldi, hanno partecipato al corso anche il vice-presidente Francesco Aceti, la segretaria e addetta alla comunicazione Giada Rapa e la psicologa Athena Pesando.

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A queste ultime è stato affidato il preseguio del progetto, ovvero le attività sul campo mettendo in pratica quanto appreso dagli esperti della Silta - Valmennus.

Un meeting conclusivo in presenza si terrà nel mese di dicembre ad Atene, ma in attesa di questo importante appuntamento a giugno 2024  si sono tenuti diversi incontri online, per permettere a tutti i partner coinvolti di confrontarsi con difficoltà e punti di forza riscontrati nel progetto. “Ogni partner ha operato su un target differente” ha commentato il presidente dell’associazione, Roberto Rinaldi. “Il nostro, sicuramente non facile, è stato composto da giovani migranti non accompagnati, prevalentemente di nazionalità egiziana ma anche curda e albanese”.

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A raccontare più nel dettaglio l’andamento del ciclo di 10 incontri – realizzati insieme all’istruttrice Giada Rapa – è stata la psicologa Athena Pesando. “Le difficoltà che abbiamo affrontato sono state molteplici, a partire da un banale problema linguistico. Inoltre nella prima parte del progetto pilota sono state affrontate tematiche complesse per i ragazzi, a partire dalla stessa definizione di trauma. Anche l’identificazione del trauma è risultata complicata: per molti di loro la violenza in famiglia è una condizione assolutamente normale e non è mai stata percepita come sbagliata.  Particolarmente arduo è stato anche far vivere loro la dinamica di gruppo. A parte 3/ 4 ragazzi che hanno subito accolto con entusiasmo la nostra presenza, gli altri si sono dimostrati molto più restii ad aprirsi, affermando più volte di non voler condividere le proprie esperienze con i compagni, preferendo confrontarsi attraverso incontri individuali”. Tuttavia, il bilancio conclusivo degli incontri può definirsi positivo. “È stata una buona occasione, per i ragazzi che abbiamo seguito, di comprendere come affrontare le proprie emozioni – in particolare la rabbia, anche attraverso esercizi di rilassamento – e soprattutto per acquisire nuove consapevolezze su loro stessi”.

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